Data: 30/12/2020 - Anno: 26 - Numero: 2 - Pagina: 38 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Giovanna Durante (Altri articoli dell'autore)
Al tempo in cui non esistevano né radio né televisioni o altri strumenti di comunicazione di massa, nei piccoli paesi del nostro Sud le lunghe serate invernali si trascorrevano generalmente stando seduti attorno alla ruota del braciere o accanto al “foculàru” che serviva per cucinare e per riscaldare, dove si ascoltavano, oltre alle notizie della giornata trascorsa, vari fatti di vita paesana, ridicole storie di tradimenti coniugali e non, ed a volte anche racconti strani, in bilico tra la realtà e la fantasticheria. Generalmente era l’anziano di famiglia a trattare i temi più scottanti e spesso a raccontare, in tono piuttosto lugubre, di strane presenze misteriose, incorporee ed invisibili che invadevano il mondo riservato ai viventi. Quando i racconti toccavano tasti del genere, l’attenzione e il silenzio raggiungevano il massimo, e se si avvertiva il benché minimo rumore, tutti sussultavano, in special modo i bambini, assaliti da un terrore non sempre represso. Erano sempre i Morti e i Santi i protagonisti dei diversi scenari, ed era per paura di questi esseri incorporei che molte persone evitavano persino di uscire da casa nel buio della notte, o avevano paura di andare da una stanza all’altra di sera in quanto non tutte le stanze erano illuminate. Pare, comunque, che la storia dei Morti che girovagavano per le vie del paese servisse da spauracchio a qualche furbo ladruncolo che intendeva “lavorare” nottetempo, indisturbato. Molti erano i racconti di sogni strani in cui i Defunti trasmettevano ai viventi alcuni messaggi che dovevano faticosamente essere interpretati ed adattati alla vita concreta di determinate persone: erano i cosiddetti “signàla”, cioè segni premonitori, annuncianti ciò che di male o di bene sarebbe accaduto nel futuro. Naturalmente tutto ciò contribuiva a creare un clima di tensione, di paura o di dolore, specie nelle persone particolarmente sensibili o in quelle che soffrivano per un lutto recente. Chi subiva maggiormente il peso psicologico di tali presenze misteriose lo trasmetteva ai propri figli e nipoti come fosse un’eredità spirituale. Spesso succedeva che le mamme o le nonne per indurre i più piccoli ad addormentarsi o a smettere di piangere, minacciassero l’intervento del “babbalùtu” o “bbau bbau”, figura astratta che sta di mezzo tra l’Orco e il Diavolo. A volte si bussava con le nocche su una superficie di legno per far credere ai bambini terrorizzati che il mostro voleva entrare in casa. Era questo un modo alquanto barbaro di piegare i piccoli al volere degli adulti. Un’interessante storia narra che spesso, di notte, dal balcone di casa alcuni vedevano una luce che, partendo dal cimitero, si dirigeva verso la chiesa della Sanità, poi verso la chiesa dell’Immacolata per continuare sino alla “Chjesulìhṛa do Mungiòi”, un’edicola, oggi ristrutturata, da molti ritenuta dedicata a “Sant’Ermu” (Sant’Elmo). Si vuole che fosse proprio questo Santo che, munito di una lanterna, percorreva spesso quel tragitto. Molte di queste credenze affondano le radici nei secoli passati e ne sono la proiezione. Ricordiamo ad esempio i “Penati” di memoria classica, divinità tutelari del focolare domestico e della famiglia: sino ad alcuni decenni fa molti ritenevano che nel tripode del focolare avessero dimora le anime dei familiari ancora in Purgatorio. Molto diffuse tra la gente del Sud erano alcune preghiere particolari rivolte a determinati Santi con l’intento di ricevere comunicazioni sull’esito di situazioni che si sarebbero verificate nell’immediatezza o a breve termine. Naturalmente i responsi venivano interpretati a seconda della cultura o delle aspettative, conscie o inconscie, dei richiedenti. Ricordiamo a tale proposito l’oracolo di Delo, di antichissima memoria, dettato dalla Sibilla ad un re che stava per andare in guerra, che poteva essere interpretato positivamente o negativamente, semplicemente dal posizionamento di una pausa nel corso della risposta orale al quesito. Una preghiera particolare che molte persone ricordano ancora oggi a memoria è quella rivolta a Sant’Elena che qui riportiamo: Santa Lena benedìtta Sant’Elena benedetta figghja di nu regnànti, figlia di un regnante, supra mara jisti e venìsti sul mare sei andata e tornata e la Cruci di Cristu portàsti, e la Croce di Cristo hai portato, per la tua santità per la tua santità e la tua virginità e per la tua verginità mùstrami nu signu di verità: mostrami un segno di verità: s’è bbonu signu, galli cantàra se tutto va bene, (fammi sentire) galli che cantano o campàni sonàra; o campane che suonano; s’è malu signu, cana abbajàra se tutto va male (fammi sentire) cani che abbaiano o acqua jettàra. o acqua che viene buttata (dalle finestre). È questo un mondo ormai tanto lontano da noi, in qualche modo legato alla superstizione, alla magia, alla vita extrasensoriale in genere; un mondo per fortuna scomparso per sempre ma ancora presente nei ricordi dei più anziani in modo vivo e sentito. |